2010_02_02 MASSIMO POPOLIZIO INTERPRETA CYRANO

Martedì 2 marzo 2010, alle ore 21
Stagione di Prosa del  Teatro Fraschini
Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand
interpretato da Massimo Popolizio e diretto da Daniele Abbado
Repliche mercoledì 3  e giovedì 4 marzo sempre alle ore 21.00.
Una produzione del Teatro di Roma
 
regia Daniele Abbado
scene Graziano Gregori
costumi Graziano Gregori, Carla Teti
suono Hubert Westkemper
luci Angelo Linzalata
coreografie Simona Bucci
 
personaggi e interpreti
Cyrano de Bergerac Massimo Popolizio
Rossana, una Nobile Viola Pornaro
Cristiano di Nuevillette, un Nobile Luca Bastianello
Conte De Guiche Dario Cantarelli
Ragueneau, un Nobile Stefano Alessandrini
Le Bret Giovanni Battaglia
Capitano Carbone, un Poeta Andrea Gherpelli
Montfleury, Lignière, un Cadetto Marco Maccieri
Lisa, una Nobile, una Suora Carlotta Viscovo
La Governante, una Nobile, una Suora Elisabetta Piccolomini
Bellarosa, un Cadetto Luca Campanella
Visconte di Valvert, un Poeta, un Cadetto, un Musicista Mauro Santopietro
Il Seccatore, un Poeta, un Cadetto, il Cappuccino Roberto Baldassari
Un Nobile, un Poeta, cadetto Bertrand, un Musicista Simone Ciampi
Un Nobile, un Poeta, un Cadetto Flavio Francucci
Un Nobile, un Cadetto Davide Lora
 
FONDAZIONE TEATRO FRASCHINI fraschini@comune.pv.it
 
Edmond Ronstand, giovane drammaturgo marsigliese,  balza agli onori della cronaca immediatamente dopo il debutto del Cyrano (27 dicembre 1897) con l'assegnazione della Legion d'Onore: il protagonista del testo diviene subito "eroe popolare", grazie all'abile ritratto che ne fa l'autore, una sapiente mescolanza di forza intellettuale e stravaganza di spadaccino,  al tempo stesso travolgente per coraggio e sofferente a causa della sua anomalia estetica.
La vicenda è nota e ruota intorno all'amore impossibile di Cyrano per la cugina Rossana, corrisposto solo attraverso un equivoco: la giovane è innamorata di Cristiano, a cui Cyrano presta la voce, le acrobazie verbali,  la libertà di pensiero. Solo in punto di morte Cyrano trova il coraggio di mostrarsi direttamente alla donna amata, concludendo una esistenza rocambolesca, segnata anche dalla diversità, simboleggiato dal naso pronunciato, marchio di un poeta-guascone che si batte fino in fondo. Cyrano era realmente vissuto, apparteneva agli annali della storia patria, Savienien de Cyrano, letterato nato nel 1619 a Parigi.
 
Nella revisione teatrale di Daniele Abbado, la figura di Cyrano  si staglia sola senza troppe intromissioni, come  poeta utopista e rivoluzionario, in lotta contro l'ipocrisia. Gli altri personaggi, più concreti e votati a mutare rapidamente emozioni, concorrono a rendere il protagonista un personaggio storico,  "campione di leggerezza" attraverso la parola che condensa le verità emotive. Nulla a che vedere quindi con le reminiscenze romantiche immaginate da Rostand. Dietro l'eroismo del testo originale, si fa lievitare la perfezione ed l' imperfezione umana attraverso il pensiero.
Per Massimo Popolizio l'ennesima sfida sul palcoscenico, da una parte nell'affrontare la recitazione in versi (gli alessandrini della traduzione di Mario Giobbe) che spazzano via psicologismi e falsi naturalismi, dall'altra la possibilità di maturare alcune scelte privilegiate sulla vastità di temi affrontati dal testo, focalizzando ad esempio l'attenzione sull' impossibilità di amare, tentando di ottenere " l'oggetto desiderato attraverso la figura di un altro (in questo caso il personaggio di Cristiano), in modo da creare con la donna desiderata un triangolo stretto e comunque ambiguo, oppure concentrandosi sull'argomento della seduzione come abilità oratoria,  sull'uomo che pretende di cambiare il mondo con la forza della parola e  che passa le notti a fantasticare.

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