2011_05_29 Teatro Lirico concerto aperitivo

Domenica 29 maggio 2011_05_29 ore 11
Teatro Lirico Magenta
Recital pianistico
(In abbonamento)
Matinée "Concerto aperitivo"
pianoforte: Fabio Napoletano
Fryderyk Chopin (1810-1849)
Improwiso in Fa diesis maggiore, op. 36 (1838)
Sonata n. 3 in Si minore op. 58 (1844)
I Allegro maestoso, II Scherzo: Molto vivace, Largo, IV Finale: Presto non tanto; Agitato
Mazurche:
in Sol maggiore op. 50 n.1 (1841)
in Mi minore op. 17 n. 2 (1831)
in Mi maggiore op 6 n. 3 (1830)
in Sol diesis minore op. 33 n. 1 (1837-1838)
in Re maggiore op. 41 n. 4 (1838-1839)
in Do diesis minore op. 41 n. 4 (1838-1839)
Polonaise - Fantaisie in La bemolle maggiore op. 61 (1845-1846)


NOTE DI SALA o cura di Albert
Fryderyk Chopin Improwiso in Fa diesis maggiore, op. 36
"Improvviso" (impromptu): genere tipicamente romantico, iniziò "strutturalmente" la sua storia con Schu-bert che gli diede fisionomia e caratteristiche formali 'compiute' (1827-1828). Quelli più tardivi di Chopin, curati in modo raffinato, hanno forma tripartita (: al centro, la sezione lirica a carattere effusivo; le due sezioni virtuosistiche, in figurazione alle estremità). L'Improvviso proposto all'ascolto rappresenta in un certo senso un'eccezione: non è tripartito, ma si compone di quattro sezioni delle quali la 1A e la 2A a carattere lirico. È uno dei momenti compositivi più alti di Chopin per la raffinatezza di trattamento del materiale tematico, per la grande varietà espressiva delle diverse sezioni (anche al loro stesso interno) nonché per la fantasia dell'insieme.
- La 1A sezione inizia con una specie di Introduzione (un contrappunto a due parti che servirà di base al tema ed alle sue varianti successive) e termina con un periodo a struttura di Corale;
- la 2A sezione è una marcia, inizialmente sommessa, ma via via più intensa, con l'accentuazione ritmica del basso e con il consolidarsi dell'armonizzazione. Due 'misure' chiudono la sezione legandola a quella successiva, passando dal clima trionfale della Marcia a quello seguente velato e sommesso;
- la 3A sezione è una splendida variante del 1° tema della 1A sezione, senza l'Introduzione e senza il Corale;
- la 4A sezione è un delicato e leggero 'arabesco1, uno dei più perfetti esempi della scrittura di Chopin e del suo "jeu perle".
L'opera si chiude con la ripresa del Corale della 1A sezione, a mo' di Coda.

Sonata n. 3 in Si minore op. 58
La 'storia' della Sonata è lunga. Per molti raggiunse il suo 'equilibrio strutturale' con Beethoven, toccando il suo fulgore massimo ed insuperabile. Ma le "leggi" per comporla - imposte dalla tradizione classica - non valsero per Chopin, i 'contenuti' del quale appartengono ad altra epoca e ad una diversa personalità artistica con necessità estetiche diverse (drammatizzazione degli elementi, specialmente quelli lirici).
Nella Sonata 'classica' vigeva la razionalità dei temi, della 'stretta' disciplina architettonica, di un logico succedersi delle modulazioni; nella Sonata 'romantica', invece, prevalgono slanci e spunti emotivi nonché una meno rigida architettura: cioè, i contenuti tendono a prevalere sulla struttura. L'unità della Sonata, per Chopin, non consistette nel suo adeguamento ad un ideale 'ritenuto' perfetto ed immutabile di norme reggenti lo schema, bensì nell'unità dell'espressione artistica che può anche prescindere dagli elementi puramente tecnici della struttura; per lui assumeva significato intenso il "contrasto di atmosfere emotive".
La Sonata op. 58 in programma è opera della maturità espressiva e tecnica di Chopin; è ricca di temi, di spunti, di diversi elementi dalle 'sottili' relazioni reciproche. È un vasto poema in 4 parti di differente e contrastante carattere:
1° - "Allegro maestoso" - Un primo tema ('lapidario', conciso e ben caratterizzato sia ritmicamente che melodicamente ed armonicamente, compreso nell'arco di 4 misure, ripetuto tre volte con varianti) è seguito da un passo di carattere imitativo anch'esso ripetuto tre volte: una delle peculiarità stilistiche dell'ultimo Chopin. Il 2° tema è un'ampia, appassionata melodia lirica (... di tipo italiano?...) di potenza espressiva ac-centratrice che unitamente alle varianti ed ai motivi secondari si distende dalla sua presentazione fino alla fine dell'esposizione, ricompare nello sviluppo e domina da sola tutta la ripresa. (L'essenza tipicamente romantica dell'opera riconosce il suo punto di forza nell'elemento 'lirico' ed accentra su di esso il massimo interesse in un'atmosfera di grande poesia). 2° - A contrasto espressivo, segue uno "Scherzo": gaio, leggero, un'unica figurazione che è un autentico ricamo ed il cui "Trio" è una specie di elegia di carattere 'cullante'.
3° - II "Largo" - un ritmo 'lombardo' di tono solenne - precede due misure di velata sonorità ed il tema, nel suo inizio, è l'inversione della cellula iniziale della precedente melodia del 1° mov. 4° - II "Rondò" finale è da molti considerato di ispirazione politica (quasi la glorificazione di una Polonia libera e vittoriosa): da un punto di vista espressivo si lega strettamente alla Coda della "Polonaise-Fantasie" op. 61 che a ciò intelligentemente proposta all'ascolto chiuderà il Recital pianistico in programma.

Mazurche
Nessun altro suo genere musicale svela l'ampiezza del genio di Chopin e rivela l'intima connessione tra la sua musica e la sua terra: 'rivelazione' dell'espressività contadina della sua regione (la Mazowia - da cui 'mazurca'), fu elevata ad un grado di perfezione che resterà ineguagliato; le 'mazurche' non sono però musica folcloristica, ma 'politica' nel senso di continua riproposta del problema polacco. Sottratta alla primitività di espressione di origine contadina con la nobiltà della melodia, la ricchezza dell'armonia, l'estensione delle proporzioni in un'architettura solida e ben inquadrata, la Mazurca di Chopin è un genere sottratto ad ogni fine utilitaristico, nient'affatto legato all'espressione di sentimenti personali di carattere autobiografico: è un 'flash' peculiare della personalità di Chopin (e non solo musicale), modello di eleganza, di raffinatezza e distinzione.

Polonaise - Fantaisie in La bemolle maggiore op. 61 (1845-1846)
Verso la fine del 700 - caduta in disuso come danza - la 'Polacca' si trasforma in 'genere musicale', diventa intimistica, salottiera, sentimentalistica e s'inserisce ovunque: nel teatro d'opera, nelle composizioni pluripartite, nella musica solistica, ... assumendo di conseguenza sfumature diverse secondo la sua destinazione (anche inflessioni popolari e spunti descrittivi e patriottici).
Entrata nelle sale da concerto, anche per il costante progredire della tecnica pianistica, assume a volte la struttura del 'Rondò', con ritmo di danza ed elementi virtuosistici; sostituisce con un andamento vivace quello moderato della tradizione: nasce la Polacca brillante che ha per modello le opere di Beethoven, Webere Kummel.
Nel primo ventennio dell'800 la Polacca era diffusa in ogni ambiente e per ogni occasione; vi erano Polacche per pianoforte, per violino, per canto, per il teatro, per il vaudeville,... ciascuna con caratteristiche proprie. Vi erano anche Polacche 'patriottiche'. A questo punto della storia della Polacca si inserisce l'astro di Chopin che, nato musicalmente proprio come scrittore di Polacche, ne compose lungo tutto l'arco della sua vita. Molte sono andate perdute; quelle di lui che ci sono rimaste si possono dividere in 4 gruppi: 1 - Polacche infantili, 2 - Polacche giovanili, 3 - Polacche politiche, 4 - e Polacca op. 61 (l'ultima, completata nel 1846, a tre anni dalla morte). È quella che si propone all'ascolto.
La Polacca-Fantasia op. 61 , svincolata dalle architetture del passato, si connota come forma libera -una specie di 'forma-sonata', dai caratteri alquanto vaghi (per quel che concerne l'architettura), ma non dal punto di vista espressivo. Scritta nel momento più alto delle capacità compositive di Chopin, questa Polacca è meno politica e più riflessiva della precedenti: non più intesa ad esaltare le glorie del passato od il tormento del periodo insurrezionale, è piuttosto una 'meditazione' con punte di mestizia, di rammarico e di nostalgia per quella patria che Chopin - ormai lo sa! - non vedrà più. È "visione finale" di una Polonia libera e gloriosa.
In questa Polacca tutto è 'nuovo': i temi - apparentemente più adatti ad una Ballata -, tra i più geniali (sembrano 'improvvisazioni' che poi si dissolvono), le armonie - le più aweniristiche che trascolorano di continuo in un susseguirsi di modulazioni cangianti i rapporti tonali,...
È un "poema" pianistico di raffinata sostanza psicologica e di "pura" espressione, ma anche compendio di tutto ciò che di nuovo e di grande è nell'essenza musicale dello stile romantico, portato alle estreme conseguenze con magistero 'sommo'.

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