Quando uno non riesce ad avere pensieri positivi

Ieri sera mi sono fatto del male andando a Magenta a sentire la presentazione di Traviata.
Il relatore  che ha detto cose che un ragazzino di conservatorio dovrebbe sapere già dal primo anno, non un musicologo che ha parlato delle "ouverture" su temi dell'opera scritta "dopo" l'opera, dimenticando che Traviata non ha "ouverture" ma ben due "preludi" paralleli con un clima tutto speciale.
Ha dimenticato frasi importantissime come "Qual figlia mi abbracciate", "Mi chiamaste che bramate", "Se il tuo venire non m'ha salvata a niuno in terra salvarmi è dato", ha dimenticato di parlare del duello tra Alfredo e il barone ecc., del fatto che la novità è il primo atto che si chiude con recitativo, aria, tempo di mezzo e cabaletta della protagonista anzichè "coro e concertato" e non è solo la "voce mentale del ricordo" che troviamo anche in "Giovanna d'arco" o "I Lombardi alla prima crociata".
Però ha insistito sulla "prostituzione" della protagonista,  sulla volontà di Verdi di "scrivere una scena forte" per il coro delle zingarelle, mentre secondo me il "forte" dell'opera è dimostrare che una "donna perduta" ha molto più umanità del mondo sociale che la circonda e che la sfrutta "Se pur Dio sarà clemente, sempre implacabile l'uomo sarà".
Ha "dimenticato" che esiste per Verdi un mondo "morale" che è molto più importante del "mondo sociale". Un mondo che Verdi descrive in tutte le sue opere dove chi vi appartiene però muore sconfitto dal potere (Due Foscari), dall'invidia (Otello),  dalla società (Traviata), dai propri sentimenti (Rigoletto).

Non sono intervenuto pubblicamente ma ho fatto qualche osservazione al relatore, presente organizzatori (in esaltante ammirazione) e loro mi hanno detto "Ma questo lo dici tu, ma per il nostro pubblico, va benissimo così", e quando ho detto che di Traviate ne ho fatte ben due, il relatore  mi guarda stupito "Ma cosa intende dire che ne ha fatte due"; "Due volte ho fatto la voce recitante in Traviata e ho fatto uno spettacolo da solo sull'opera Dite alla giovine ...".
E' osceno un mondo sociale (cui io non apparterrò mai!) che mette sul trono un relatore impreparato e senza un proprio profondo giudizio e visione morale delle cose.

Io credo che ad un bambino si possa parlare della morte, e che al pubblico "impreparato" si possano dare subito interpretazioni "alte" di quello che stanno per vedere in modo che le sappiamo individuare, non dare una visione superficiale e incompleta che non li aiuta a comprendere quello che vedranno, e quindi fare un cattivo servizio all'autore.

Nessun commento:

Posta un commento

Contatore visite e album degli ospiti (se volete lasciare un commento, grazie)