2013_12_13 Rigoletto al Mayr Donizetti con un grande cast

CIRCOLO MUSICALE MAYR-DONIZETTI
39ª STAGIONE OPERISTICAVENERDÌ 13 DICEMBRE 2013  •  ORE 21:00TEATRO SAN GIOVANNI BOSCOBergamo – via San Sisto, 9 (quartiere Colognola)
Rigoletto
Melodramma in tre atti. Musica di Giuseppe Verdi

Personaggi ed interpreti 
Il Duca di Mantova GIOVANNI LUIGI ALBANI 
Rigoletto DANIELE GIROMETTI 
Gilda LINDA CAMPANELLA 
Sparafucile ALBERTO MASSIMO ROTA 
Maddalena ANGELA ALESSANDRA NOTARNICOLA 
Giovanna ILARIA MAGRINI 
Il Conte di Monterone MATTEO PEIRONE 
Marullo DENIS BACIS 
Matteo Borsa FRANCESCO CORTINOVIS 
Il Conte di Ceprano CALOGERO ANDOLINA 
La Contessa di Ceprano / Un paggio SONIA LUBRINI 
Un usciere LUCAS BRITTER 
Coro lirico di Bergamo 
maestro del coro FABIO TARTARI 
M.C.B Dance Accademy 
diretta da MARIA CRISTINA BERNARDI 
flauto MARCELLO GIOLO
DAMIANO MARIA CARISSONI, concertatore al pianoforte

Singolo ingresso 15 € – Per informazioni e prenotazioni: www.mayrdonizetti.it 
tutti i giorni, dalle ore 13 alle ore 16, tel. 035 315854 – info@mayrdonizetti.it


Dopo gli allestimenti di La forza del destino, Otello, Macbeth, Il trovatore e Luisa Miller, che hanno riscosso vivo apprezzamento, il Circolo Musicale Mayr-Donizett conclude le celebrazioni per il 200º anniversario della nascita di Giuseppe Verdi con Rigoletto.
È interessante osservare che mentre il dramma originale di Hugo (Le roi s’amuse, da cui deriva Rigoletto), ebbe scarsa fama – complice, fin dal titolo, un procedimento troppo sarcastico e scoperto nell’attacco alla dissolutezza e al libertinaggio della corte francese – Verdi e Piave intuirono che con qualche revisione si sarebbe potuto consegnare a questo intenso racconto umano la giusta compiutezza. Il mirabile risultato ci consegna infatti intatti gli intrecci e le tensioni tra le classi sociali, ma dall’inquieta prospettiva di Rigoletto (ora protagonista): un padre disgraziato che, impotente, tenta di sopire l’ostinata infatuazione di sua figlia per un uomo influente ma pericoloso.  La nuova poesia che ne emerge ci offre un inno all’amore filiale e un monito attualissimo sulla vulnerabilità femminile.

Note di regia
          Il mio primo approccio in preparazione di una nuova regia si muove sempre da un accurato ascolto musicale. Paradossalmente, trovo questa strada ancor più necessaria se il titolo è celeberrimo: ad ogni nuovo incontro musicale, pur dopo una lunga consuetudine, emergono infatti immancabilmente tratti mai colti prima. Nel caso di Rigoletto, dopo innumerevoli allestimenti fatti e visti, al nuovo ascolto mi si affaccia un senso di immane grandezza: in primo luogo di Verdi stesso e, subito dopo, grandezza e dilatamento di tutti i sentimenti posti in gioco in questo mirabile lavoro. Il musicista, nell’animare con le sue note la vicenda, è stato, più del solito – il che è tutto dire – anche puntualissimo ed attento regista della globalità della creazione melodrammatica: Rigoletto è, grazie a lui, prima di tutto un congegno scenico e musicale perfetto che si muove con un’urgenza ed una comunicativa che ci lascia sbalorditi. Mi sono dunque più che mai convinto che quest’opera non lasci spazio a piccoli o grandi arbitri intesi a rendere più agile o più chiara la vicenda.L’immaginario legato a quest’opera è troppo codificato in noi tutti e in qualche modo Rigoletto rivendica con prepotenza la “sua” iconografia tradizionale per cui si è rafforzata in me la volontà di rinunciare a percorsi alternativi e condurre invece il mio allestimento proprio entro i contorni – perfettamente delineati da Verdi – del suo alveo “naturale”. 
Rigoletto, infatti, non pone né questioni di intrico narrativo né di staticità scenica: la storia corre da sé rapida e chiara. Ho scelto, dunque, un allestimento tradizionale, anzi “storico” sia per l’epoca sia per i costumi. Le scene saranno riconducibili ad antichi fondali e dipinti ottocenteschi; ai cantanti sarà richiesto un gesto ispirato al retaggio delle “pose sceniche”. 
Su quest’ultimo punto concentrerò il mio intervento più marcato; la mia prima intenzione è infatti valorizzare il formidabile pensiero teatrale verdiano, senza rinunciare a gesti e posture di sapore remoto, con richiami ad un bagaglio ricchissimo, lasciatoci in eredità da tanti sommi artisti della storia dell’interpretazione che hanno formato la nostra grande tradizione lirico-teatrale. 
Vorrei dunque presentare un Rigoletto puro e schietto che ci conceda di cogliere – senza sovrastrutture non necessarie – i suoi propri altissimi frutti non solo in senso musicale e vocale ma, possibilmente, anche in senso melodrammatico a tutto tondo, cioè secondo la formula che si appoggia sulla limpida fusione di gesto, espressione, voce e colore.   (a cura del Prof. Valerio Lopane, regista e musicologo)
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          Rigoletto è un’opera determinate nel cammino verdiano. Dopo un lungo periodo di continua crescita artistica, durato circa una decina d'anni, il Verdi uomo di teatro, che si era fin a quel momento rivelato solo in nuce, ora è pronto e maturo per un salto di qualità decisivo: da un grande compositore italiano egli stava per diventare il nome di riferimento del panorama musicale della seconda metà del XIX secolo. Salvo rare eccezioni la nuova proposta musicale e drammatica verdiana diviene un continuo susseguirsi musicale di brani d’assieme. La figura del buffone, che con la fusione tra comicità e puro dramma origina il grottesco, diviene attrattiva fondamentale e ne nasce un’opera profonda e sperimentale.
          Di fronte a tale maestria compositiva e alle innumerevoli edizioni di grande successo, allestire un Rigoletto è quindi una tremenda sfida. Va anche ricordato che Rigoletto impegna il cast in una girandola di pagine celeberrime ed attesissime, divenute esse stesse altrettanti sinonimi dell’opera lirica tuot court. Si rimane allibiti di fronte alla concentrazione di bellezza e familiarità universale di una sequenza che racchiude: Questa o quella; Caro nome; Cortigiani vil razza dannata, Tutte le feste al tempio, Sì, vendetta, tremenda vendetta, La donna è mobile e Bella figlia dell’amore.
          Non stupisce dunque che il Maestro Damiano Maria Carissoni abbia radunato un cast di grande spicco. Il Duca di Mantova sarà GIOVANNI LUIGI ALBANI, cardine di tante produzioni musicali del “Mayr-Donizetti”. Gli insidiosi panni di Rigoletto saranno rivestiti da DANIELE GIROMETTI, (fu il conte di Luna nell’ultima edizione de Il Trovatore). Una menzione particolare meritano, poi, LINDA CAMPANELLA, Gilda, e MATTEO PEIRONE, Il Conte di Monterone, portentosa coppia di artisti, tanto nella vita quanto sul palcoscenico. Le parti di Sparafucile e Maddalena, di grande importanza per rendere appieno il clima del melodramma, saranno interpretate da ALBERTO MASSIMO ROTA, e ANGELA ALESSANDRA NOTARNICOLA. Accanto a DAMIANO MARIA CARISSONI, concertatore al pianoforte, si annovera le presenze del flautista MARCELLO GIOLO e del Coro lirico di Bergamo istruito dal maestro FABIO TARTARI. Gli inserti coreografici saranno curati dalla M.C.B Dance Academy.
L’allestimento dell’opera (scene e regia), sarà firmato da VALERIO LOPANE.
          La serata, nell’ambito delle celebrazioni verdiane, ospiterà un’esposizione di dipinti del pittore lecchese Carlo Maria Giudici, eseguiti su pagine di uno spartito d’epoca de Il trovatore.
Si apra il sipario, vi attendiamo numerosi come sempre! Il presidente Federico Gamba
I promotori: Damiano Maria Carissoni, Valerio Lopane, Enrico Maffi

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