2014_04_11 Al Circolo Mayr-Donizetti di Bergamo tocca ora a Lucia

CIRCOLO MUSICALE MAYR-DONIZETTI
39ª STAGIONE OPERISTICA
VENERDÌ 11 aprile 2014 • ORE 21:00
Teatro San Giovanni Bosco
Bergamo – via San Sisto, 9 (quartiere Colognola)
Lucia di Lammermoor 
Dramma tragico in due parti. Musica di Gaetano Donizetti
Personaggi ed interpreti 
Lord Enrico Ashton MICHELE GOVI 
Miss Lucia YUKO SAKAGUCHI
Sir Edgardo di Ravenswood GIOVANNI LUIGI ALBANI 
Lord Arturo Bucklaw LIVIO SCARPELLINI 
Raimondo Bidebent GABRIELE SAGONA 
Alisa SONIA LUBRINI
Normanno LIVIO SCARPELLINI  
Coro Lirico Patavino 
maestro del coro PIETRO PERINI
Ensemble dei Colli Morenici 
pianoforte GIANFRANCO IUZZOLINO  
direttore DAMIANO MARIA CARISSONI 
Singolo ingresso 15€ – Per informazioni e prenotazioni: www.mayrdonizetti.it 
tutti i giorni, dalle ore 13 alle ore 16, tel. 035 315854 – e-mail info@mayrdonizetti.it

Dopo molte serate dense di interesse e di soddisfazione, il Circolo Musicale Mayr-Donizetti si accinge a concludere la 39° stagione operistica con Lucia di Lammermoor, in forma scenica / integrale (prima rappresentazione Teatro San Carlo di Napoli 26 settembre 1835), del nostro amato Gaetano Donizetti.
Donizetti realizzò, con Lucia di Lammermoor , un esperimento dai risultati che restano tuttora insuperati: egli concepì infatti −  un secolo prima di Freud − un'indagine “miracolosa” tra poesia, musica e pazzia. È bene ricordare che nessun altro esperimento del genere ebbe mai una riuscita altrettanto integrale e convincente. Un tragico destino portò lo stesso Donizetti a chiudere la propria esistenza umana toccato anch’egli dalla pazzia.
È possibile scaricare liberamente il libretto dell’opera alla pagina http://www.librettidopera.it/zpdf/lucialam.pdf

Note di regia a cura di Valerio Lopane
Con Lucia di Lammermoor di Donizetti, in una sola opera convivono, si intrecciano e trovano contrasto lo spessore cupo di una drammaticità decisa, la contemplazione estatica dell’amore, il clima notturno tempestoso e le lattiginose brume dei sepolcri
In altre parole, Lucia di Lammermoor, parafrasando una vicenda tratta dal romanzo di Walter Scott La sposa di Lammermoor, presenta al massimo grado i caratteri del melodramma romantico, ambientati in una Scozia dai contorni incerti e nebbiosi. La poliedrica esperienza di Salvadore Cammarano ci offre tra l’altro un libretto nuovo per stile, per efficacia e soprattutto per compattezza narrativa, in cui l’uso della suddivisione in parti rende possibile astrarsi dai vincoli aristotelici e neoclassici dell’unità di tempo e di luogo riuscendo comunque a rendere l’effetto di un’evoluzione drammaturgica che abbraccia qualche mese. 
La conseguenza è una rapida ed incisiva narrazione, inserita nella possente cornice di un medioevo che volge al termine ma non è ancora del tutto concluso
L’ambientazione, ormai lontana da stereotipi di dame e cavalieri, riconduce piuttosto a sensazioni di torri cadenti ricoperte di edera, ruderi gotici e tempeste, dove lampi improvvisi illuminano brughiere sferzate dalla pioggia. 
A fronte di questi tratti esteriori ma determinati emerge la nuova volontà donizettiana di presentare i sentimenti che animano i personaggi con una veridicità netta e diretta, ma aperta a spunti soprannaturali ed irrazionali. Il fantasma di una fanciulla innocente, progenitrice di Lucia, non cessa di alimentare la faida tra Asthon e Ravenswood; scie di sangue, che sgorgano da questo passato misterioso, rianimano la forza degli odi e dei contrasti politici che formano la spinta drammaturgica della vicenda. 
L’apparizione onirica non è solo antefatto della vicenda, ma diviene per Lucia una rappresentazione attuale della sua condizione femminile infelice che, sotto tragici segni premonitori, la porta a sottrarsi agli uomini. Questa “predestinazione” si insinua in Lucia come possibile redenzione della progenitrice e ci conduce all’ultima tappa di morte immediata e violenta nella progressiva demenza.
L’alto spessore assegnato al personaggio di Lucia è amplificato dal fatto che quando gli “altri” agiscono accanto a lei (il fratello, l’amante, il confessore, il suo sposo), la vicenda pare svuotarsi e ripiegarsi su se stessa. Questo contrasto permette a Lucia di stagliarsi come figura essenzialmente solitaria. Lucia è condannata a non comunicare con chi la circonda
Paradossalmente, gli unici suoi dialoghi “compiuti” risiedono nel sogno e nella follia mentre il coronamento del suo amore è fatalmente subordinato all’assassinio e al distacco dalla realtà. 
Attorno a questi aspetti singolari dell’opera ho costruito la mia proposta registica. 
Ho dunque scelto come base visiva un insieme di scene naturali e tradizionali, animate da contrasti interni volutamente accentuati, che marcheranno la distanza tra i personaggi maschili e la figura Lucia
Per le scene ho previsto esterni evocativi della fissità di Lucia e ispirati ad un clima di sacralità forestale e mistica (con spunti dalle leggendarie pitture di Karl Friedrich Schinkel); con gli interni intendo invece richiamare situazioni più politiche e terrene, “a dinamica maschile” (con riferimenti alla cupezza claustrofobica di Rembrandt). 
Anche tramite i costumi vorrei suggerire una chiara caratterizzazione delle appartenenze e delle diverse spinte drammatiche. Il contrasto cromatico sarà particolarmente evidente nella Scena della Pazzia dove alla bianca tunica notturna di Lucia sarà contrapposto un contorno di figure scure.
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Lucia di Lammermoor è un titolo fondamentale per la storia recente del Circolo; proprio con il grande capolavoro donizettiano si è difatti inaugurata (8 gennaio 2010), la direzione artistica di Damiano Maria Carissoni e Valerio Lopane. In quell’allestimento ascoltammo nei ruoli principali Yuko Sakaguchi e Luigi Albani, artisti che hanno poi collaborato in numerose occasioni con il Mayr-Donizetti e nel frattempo hanno spiccato il volo con carriere brillantissime. Riproporre ora un nuovo allestimento di questo titolo amatissimo, con questi medesimi protagonisti, sarà anche un’occasione per osservare, come in una linea ideale, i progressi e l’evoluzione artistica compiuti del circolo in questi anni. Lucia è un’opera di assoluta qualità, un must non solo per gli amanti del genere e per gli estimatori di Donizetti, ma per tutti gli amanti della buona musica. Lucia è come uno scrigno di brani celebri: basti ricordare la cavatina di Lucia Regnava nel silenzio / Quando rapito in estasi, il duetto Verranno a te sull’aure (Lucia, Edgardo), il sestetto Chi mi frena in tal momento e la scena finale di Edagrdo, Tombe degli avi miei / Fra poco a me ricovero. Su tutto, domina però la grandiosa scena della Pazzia che fin dagli esordi incantò l’intera Europa e che con il tempo è divenuta sinonimo stesso dell’opera. L’allestimento sarà in versione integrale e, per l’occasione, saranno presentate anche due pagine di alta qualità musicale, fondamentali per lo svolgimento drammatico, che la tradizione tende purtroppo a sopprimere: l’aria di Raimondo, Ah cedi, cedi, ed il grande duetto Edgardo / Enrico, Qui del padre ancor respira. A questo proposito si ringraziano il basso Gabriele Sagona (Raimondo), e il baritono Michele Govi (Enrico), che si sono resi disponibili per questo prezioso recupero. Completano il cast vocale Livio Scarpellini (nel doppio ruolo di Lord Arturo Bucklaw e Normanno), e Sonia Lubrini (Alisa).
Il Coro Lirico Patavino sarà diretto dal maestro Pietro Perini.

Damiano Maria Carissoni dirigerà l’Ensemble  dei Colli Morenici. 
Regia e scene di Valerio Lopane.

Per scaricare la locandina:

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