2014_07_22 MAM Milano Arte Musica si sposta a Santa Maria delle Grazie per il concerto dello Stile Antico

a Milano, dal 15 luglio al 28 agosto 2014
Martedì 22 luglio 2014_07_22, ore 20.30
Basilica di Santa Maria delle Grazie
Piazza Santa Maria delle Grazie 
O Radiant Dawn
Musiche di Byrd e MacMillan 
In collaborazione con ViviMilano – Corriere della Sera.
Programma
William Byrd (c.1540-1623) Exsurge Domine 
James MacMillan (1959) O Radiant Dawn 
W. Byrd Rorate caeli desuper 
W. Byrd Pascha nostrum immolatus est 
J. MacMillian Pascha nostrum immolatus est 
J. MacMillan Ave maris stella 
W. Byrd Infelix ego 
***** 
W. Byrd Haec dies a 6 
W. Byrd Factus est repente
J. MacMillan Factus est repente 
J. MacMillan St Patrick’s Magnificat 
W. Byrd Nunc dimittis 
W. Byrd O lux beata Trinitas 
J. MacMillan Benedicimus Deum coeli 
W. Byrd Laudibus in sanctis


L’ottava edizione di Milano Arte Musica si sposta, per il secondo appuntamento martedì 22 luglio alle ore 20.30, in una sede nuova, la magnifica Basilica di Santa Maria delle Grazie (piazza S. Maria delle Grazie). Tornano, ancora una volta graditissimi ospiti della nostra rassegna, i giovani cantori di Stile Antico, reduci da crescenti successi internazionali a cinque anni di distanza dal loro debutto qui nel 2009. L’ensemble vocale inglese propone O Radiant Dawn, un raffinato programma che accosta brani destinati alla liturgia cattolica da due ferventi fedeli inglesi a distanza di più di quattrocento anni, William Byrd e il contemporaneo James MacMillan.
James MacMillan ha in passato riconosciuto di avere un particolare debito nei confronti delle sue esperienze formative nello studio e nel canto del contrappunto del XVI secolo. Va detto che, almeno nella sfera della musica sacra, pochi accostamenti fra compositori rinascimentali e contemporanei appaiono interessanti e pieni di potenzialità quanto quello tra MacMillan e il grande maestro inglese William Byrd (c.1540-1623), due uomini tra i quali si possono individuare interessanti paralleli a diversi livelli. 
Il più ovvio è quello della comune fede cattolica, mantenuta con forza di fronte alla cultura prevalente a loro contemporanea. Per quanto riguarda Byrd, la sua appartenenza alla comunità cattolica (perseguitata durante il regno di Elisabetta I e poi di Giacomo I) era ben nota: fu apprezzato abbastanza da salvare la pelle, ma un buon numero dei principali esponenti cattolici con i quali si accompagnava non furono così fortunati.
Come Byrd, anche James MacMillan non ha fatto segreto delle proprie convinzioni cattoliche, dedicando una notevole parte delle proprie energie compositive alla scrittura di musica per la liturgia della sua parrocchia, St. Columba. Nonostante, almeno nella sua nazione, alla chiesa cattolica sia stata recentemente risparmiata la persecuzione dell’epoca di Byrd, ci sono sicuramente degli interessanti parallelismi tra la sorprendente vena anti soprannaturalistica dei riformatori del XVI secolo (sempre sospettosi del minimo sospiro di “superstizioni papiste”) e l’aggressivo naturalismo che pervade molto del linguaggio odierno. Questa tendenza è stata riconosciuta dallo stesso MacMillan, che ha denunciato apertamente – e a volte anche polemicamente – il “fondamentalismo secolare” che pervade la cultura contemporanea.
A parte gli argomenti religiosi, comune all’opera di entrambi i compositori è la sensibilità verso la tradizione musicale e il suo ruolo nella musica liturgica. Per Byrd, la tradizione secolare del canto gregoriano era quella nella quale era stato allevato, e la sua musica resta imbevuta di questo linguaggio melodico. Allo stesso tempo, però, troviamo nella sua opera un costante omaggio a un intero secolo d’idee e tecniche musicali, apprese sia dalla musica inglese sia da quella continentale, di stile protestante come pre-riformista, tutte filtrate dalla sua immaginazione in un linguaggio caratteristico e singolare. Senza rischiare di cadere in un eccessivo anacronismo, osservazioni simili possono essere fatte a proposito della musica di MacMillan, che ha saputo accogliere, in una maniera che si può definire unica, una gamma d’influenze molto più varia rispetto a quella del modernismo nel quale è stato formato. Come per Byrd, il canto gregoriano è il filone base, spesso intrecciato con elementi “celtici” provenienti dalle tradizioni religiose e popolari della sua Scozia.
Quattro dei mottetti di Byrd oggi eseguiti vengono dai Gradualia, un’ampia collezione in due volumi pubblicata nel 1605/7, che fornisce musica per il Proprio della Messa per tutto l’anno. Qui Byrd si distacca dal suo stile espansivo e spesso virtuosistico per un linguaggio più concentrato, nel quale la concisione e la chiarezza sono gli elementi comuni. La relazione tra testo e musica è sempre dominante nelle opere di questo compositore, che sia attraverso la trasparente, semplice e ritmica interpretazione di “sinceritatis et veritatis”, culminante in un passaggio di onesta omofonia in Pascha nostrum, oppure nell’emozionante corsa di scale discendenti che raffigura la discesa dello Spirito Santo sotto forma di vento e fiamme in Factus est repente. Motivi ascendenti e discendenti sono in gioco anche in Rorate caeli: l’invocazione iniziale è inviata verso i cieli su una scala ascendente, mentre nella risposta la giustizia si riversa dall’alto verso il basso. L’atmosfera nel suo Nunc dimittis inizia, di contro, con un’assorta immobilità, anche se – ancora una volta – le scale ascendenti e discendenti appaiono in un’estatica gamma contrappuntistica dalla parola “lumen” sopra una triade discendente verso il basso, come se l’intero schieramento dei toni musicali fosse “illuminato”. 
I rimanenti brani di Byrd fanno riferimento a periodi precedenti della sua carriera. L’inno O lux beata Trinitas proviene dalla collezione pubblicata con Thomas Tallis nel 1575 e presenta una sorta di “dimostrazione di forza” musicale: l’ultimo verso è un canone a tre voci con un’imitazione strettamente intessuta nelle altre tre voci. I restanti mottetti provengono dalle Cantiones Sacrae del 1591, il secondo di due volumi contenenti composizioni drammatiche e a volte virtuosistiche, su testi con frequenti connotazioni sovversivamente cattoliche. Exsurge Domine è assai poco indiretto nel suo potenziale riferimento alla condizione dei cattolici intorno al 1580, e il trattamento magistrale di Byrd del motivo, dell’armonia e della tessitura è ancora più vivido nel ritorno dell’Exsurge di apertura, ma con il salto iniziale che arriva anche più in alto con il sommarsi delle voci: una frase del tenore inizia addirittura con un salto di nona minore ascendente! 
L’ampio mottetto in tre parti Infelix ego presenta un testo di Girolamo Savonarola, frate e predicatore fiorentino della fine del ‘400 che aveva sofferto per le proprie convinzioni, avendo predicato contro la corruzione nella Chiesa. Ritrattò alcune delle proprie rivendicazioni sotto tortura, dopo la quale compose la sua meditazione penitenziale sul Salmo 51, dalla quale Byrd prende il testo. Per struttura e obiettivo la composizione di Byrd sembra richiamare la musica inglese della generazione di Savonarola, ma la sua potenza emozionale è interamente moderna, ricorrendo a una vasta gamma di tecniche armoniche, di tessitura e di temi per apportare vividezza emotiva al testo. Per contrasto, Haec dies e Laudibus in sanctis presentano un aspetto più gioioso e sono di stile più madrigalistico. Il primo ha un testo da un salmo liturgicamente associato alla Pasqua, mentre il secondo è una parafrasi poetica del Salmo 150.
Anche se non hanno (ancora!) raggiunto l’ampiezza dei Gradualia di Byrd, i mottetti di Strathclyde di MacMillan hanno un punto di partenza simile, perché composizioni su testi liturgici, e sono di proporzioni simili a quelli di Byrd.
Come in Byrd, il Factus est repente di MacMillan evoca il dramma della Pentecoste, anche se – a differenza del suo predecessore – questo compositore lo basa direttamente sul gregoriano, posto sui bordoni e sui floridi abbellimenti “celtici” che tanto frequentemente fanno parte del suo stile. Di uguale intensità è Pascha nostrum, le cui armonie cromatiche basate su segmenti di una scala ottatonica suggeriscono un senso di devozione estatica. Meno virtuosistico, ma ugualmente stupefacente, Benedicimus Deum caeli è essenzialmente una gioiosa armonizzazione del gregoriano con una vibrante sonorità, mentre O Radiant Dawn propone una traduzione inglese dell’antifona per il 21 dicembre in un modo semplice ma coinvolgente. Il gregoriano appare ancora la principale ispirazione nel Magnificat. Qui l’iniziale melodia del canto è presentata da un tenore solo, prima di essere sottoposta a una successione di variazioni che comprendono una vasta gamma di trasformazioni motiviche. Le variazioni aderiscono ai versi del testo, conferendogli un sentimento liturgico, ma ci sono anche alcuni passaggi sottilmente descrittivi, come l’evocazione della musica medievale nel falso bordone che dà inizio al verso “sicut locutus”. In contrasto, la presentazione dell’inno vespertino Ave maris stella mantiene una linea di semplice e pura bellezza fino all’Amen, quando la linea del soprano si alza fino a volare.

Biglietti 22 luglio posto unico 10 euro
Vendita sul posto, secondo disponibilità, 40 minuti prima di ogni concerto 
Sede del concerto 
Basilica di Santa Maria delle GraziePiazza Santa Maria delle Grazie 
MM Cadorna, tram 1, 16, 27, bus 50, 58
Per informazioni: 
Associazione Culturale La Cappella Musicale
via Vincenzo Bellini 2 - 20122 Milano
tel e fax 02.76317176 e-mail lacappellamusicale@libero.it
twitter @lacappellamusic 
Il concerto di martedì 22 luglio è in collaborazione con Milano Summer School.
Direzione Artistica: Maurizio Salerno
Coordinamento e comunicazione: Lucia Olivares, Federica Mazzetti, Emmanuela Cossu, Vincenzo Vitale

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