2014_08_10 LaVerdi Luis Bacalov al pianoforte e il grande affresco del Tango

Domenica 10 agosto 2014_08_10 , ore 18.00
Auditorium di Milano - largo Mahler
Luis Bacalov e il grande affresco del Tango
Il musicista argentino protagonista di un recital pianistico che racconta in musica la storia di una forma d’arte irresistibile 
Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi - www.laverdi.org
La storia – e il “vizio” del tango sono riproposti in questo quarto appuntamento di Festival Tango per Un’estate con la musica 2014, la stagione estiva de laVerdi.
Domenica 10 agosto (ore 18.00) all’Auditorium di Milano in largo Mahler, la rassegna coordinata da Luis Bacalov vedrà il Premio Oscar impegnato in un recital al pianoforte, in un excursus a tutto campo attraverso il “vizio” del tango, come lui stesso ama definire questa forma d’arte di irresistibile fascino e freschezza.
Dopo le apparizioni come direttore d’orchestra, Luis Bacalov si presenta dunque in questo Festival nella sua seconda veste di esecutore, il pianista. Esecutore-compositore: ognuno dei pezzi raccolti in questo ampio recital è stato infatti trascritto per pianoforte di sua mano. 
Una seconda forma, inoltre, di presentare e proporre il tango. Dopo i colori, la varietà di suoni, la ritmicità dell’orchestra, ecco il carattere “intimo” del pianoforte, a offrire l’occasione di un dialogo più personale con il pubblico delle sale da concerto. 
Il programma ripercorre la storia del tango, inquadrata fra i due classici, Cervantes e Villoldo, che lo aprono e concludono. Con la storia, i “modi” che ne hanno segnato l’evoluzione: dalla musica da ballo popolare alle variazioni colte di Albeniz alla geniale innovazione di Astor Piazzolla, il Maestro ammirato con il quale Bacalov continua da più di trent’anni a confrontarsi con il suo inconfondibile tocco interpretativo e creativo.
Bacalov stesso è presente con due composizioni, entrambe di carattere - e quindi interesse - particolare, in quanto le “forme” del tango sono applicate a due grandi forme della musica classica.
In 3 Tanghitudes, composte nel 2000, sono i Preludi per pianoforte, in vista di una raccolta caratterizzata da sonorità nostalgiche dell’Argentina e progettata come sviluppo del Triplo Concerto per soprano, bandoneón, pianoforte e orchestra che ha aperto Festival Tango lo scorso 27 luglio.
Ricercare Baires 2, scritta per il disco Tango and around, prosegue la rielaborazione creativa ispirata ai “Ricercari” del barocco italiano, alla ricerca appunto di un centro, di un tema evocativo basato sull’improvvisazione. Si tratta dello “spirito” di Buenos Aires, colto nella sua dimensione notturna e malinconica. 
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, orari apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org, biglietti euro 15,00/12,50/9,00).

Programma
Ignacio Cervantes Kawanagh (1847–1905) 3 Danzas cubanas
Ancora poco noto fuori dal continente americano, se non appunto per qualcuna delle Danze (il suo capolavoro) talvolta eseguite in concerto o per qualche incisione, Cervantes fu al suo tempo una figura di primo piano. Musicalmente ebbe soprattutto l’importanza di avviare la cosiddetta creolizzazione della successiva musica cubana, la ricerca di una fusione di stili capace di valorizzare il patrimonio locale pur con influenze esterne, in una ricerca che oggi definiamo identitaria. Incoraggiato dal compositore americano Louis Moreau Gottschalk a studiare al Conservatorio di Parigi, si diplomò brillantemente in composizione e armonia. La sua carriera di concertista e virtuoso (che lo vide fra l’altro suonare con Adelina Patti) lo condusse in molti paesi. anche allo scopo di raccogliere fondi per la causa della guerra d'indipendenza dalla Spagna nel 1868.

Isaac Albeniz (1860-1909) Tango da España op. 165
Composto come parte della celebre suite España, è un lento pezzo romantico giocato nella tonalità di Re maggiore. Il suo virtuosismo gli ha conquistato la definizione di “più famoso tango per musica da concerto”. Ha avuto numerose trascrizioni per chitarra classica fra cui quella del celebre Miguel Llobet, (1878-1938), entrando nel repertorio classico dello strumento. Una versione per duetto di chitarre è stata in seguito creata dal chitarrista jazz brasiliano Laurindo Almeida.

Vicente Greco (1886-1924) Rodriguez Peña
Il titolo riprende il nome del salone da ballo nella Buenos Aires in cui Vicente Greco suonava il bandoneón e che esiste tuttora. Greco guidava un sestetto, formato da un altro bandoneón, due violini, uno dei quali era il grande Francisco Canaro, un flauto e una chitarra. 
Vivace, sfavillante energico, il brano conta innumerevoli versioni solo strumentali, soprattutto quelle di Juan D’Arienzo nel 1938 e di Carlos di Sarli nel ’56. La versione di Canaro del 1953 è quella più ritmata, con un incedere festoso quasi da banda cittadina, ma ci sono anche quelle di gruppi “revisionisti” contemporanei (Los Tubatango, etc.). Stranamente non ne ha lasciato alcuna registrazione Vincente Greco. Il tango ha anche avuto tre testi, tutti successivi alla composizione, ma senza particolare diffusione. 
Rodriguez Peña venne eseguito per la prima volta nel 1911, con tale successo che il pubblico sollevò Greco, portandolo sulla strada per continuare a festeggiarlo.  I cronisti dell’epoca lo riconobbero come il primo tango accettato negli ambienti famigliari, quando il genere incontrava le censure più rigide.

Francisco Canaro (1988-1964) Madreselva
Nella storia della musica del tango Canaro è sicuramente una delle figure principali: un musicista con uno stile legato alla tradizione, una produzione  artistica sterminata, e  di grande successo. La famiglia è di origine italiana e molto povera. Da subito è attratto dalla musica e comincia a prendere lezioni di chitarra da un suo vicino, anche se in realtà lo strumento che lo affascina in assoluto è il violino.  
Molto importante nella sua carriera fu l'incontro con il bandoneonista Vicente Greco: Canaro cominciò a suonare con l'amico e cominciarono ad arrivare i primi successi. Siamo nel 1908 e Francisco comincia a essere conosciuto come musicista nei café del barrio de la Boca a Buenos Aires. 1912: in questa data comincia la sua sterminata produzione artistica; arriverà a scrivere circa 3500 brani anche se alcuni sostengono che il numero totale sia di quasi 7000.  
Canaro si distinse per il suo stile legato alla tradizione dei tangos-milongas dei primi anni del '900, tanghi con un ritmo ben pronunciato e facilmente leggibile, creati ad hoc per la danza. Va ricordato comunque che è stato autore di brani bellissimi e immortali come Poema e Madreselva, quest’ultima cantata da Libertad Lamarque nell'omonimo film del 1938: la storia d'amore tra la figlia di un burattinaio e attore cinematografico che è un ladro che cerca di rigenerarsi.
Canaro è stato anche un innovatore, negli anni '20 comincia ad affermarsi il tango canción, brani cantati, a differenza di quelli solo strumentali suonati nelle milongas.  
Seguirono tournée di grande successo in Francia e Stati Uniti; tornato in Argentina gira per il Paese in diverse esibizioni, utilizzando anche la radio per far conoscere sempre più il suo nome. Negli anni si dedicò anche al teatro musicale, sempre con successo. Riuscì ad accumulare una grande fortuna economica. 

Con la morte precoce e tragica per un disastro all’aeroporto di Medellin, in Colombia, Gardel entrava nel mito: non solo nell’immaginario argentino ma per chiunque nel mondo ami il tango. È tanto poco un’espressione di circostanza che nel 2003 l’Unesco ha dichiarato la sua voce Patrimonio culturale dell’Umanità. 
Uno dei tratti del mito è proprio El dia que me quieras che Gardel aveva composto pochi mesi prima su versi di Alfredo Le Pera (morto con lui, come altri due musicisti), subito riconosciuta un capolavoro. E nel 1935 aveva interpretato il film che John Reinhardt ne aveva tratto. Altra “coincidenza” era che il protagonista, Julio, fosse un cantante di tango e che la storia si concludesse con la sua ascesa alla fama. A segnare la singolare vicenda è infine la piccola apparizione nel film di un giovanissimo Piazzolla, che cinquant’anni dopo avrebbe scritto le musiche del film di Fernando Solana, Tangos. El exilio de Gardel, girato a Parigi dove si trovavano esiliati a causa della dittatura militare. 

Astor Piazzolla (1921-1992) Invierno porteño - Decarisimo
L’Inverno è la quarta delle Stagioni in cui Piazzolla volle raffigurare e scandire (ancora nei modi del tango tradizionale) la vita e il senso della vita di Buenos Aires, l’esistenza quotidiana e lo spirito della sua gente. Il brano Invierno Porteno, di Astor Piazzolla, è un brano appartenente al ciclo delle Cuatro Estaciones Portenas, omaggio-citazione alle Quattro Stagioni di Vivaldi. Invierno Porteno ha una macro-forma che si può apparentare al rondò anche se differisce da quest’ultimo per le varianti di tempo e si contraddistingue per il suo curioso finale che rimanda al periodo barocco. Inizia con un intenso, triste passaggio, che si sviluppa presto in un tango veloce per dissolversi in una leggera cadenza del pianoforte. La languida melodia d’apertura ritorna e di nuovo è interrotta da un andamento veloce e più incisivo. Il tema e il tono malinconici hanno poi una più lunga ripresa a completamento. La fase successiva sarà quella del Nuevo Tango, della piena maturità e originalità creative di Piazzolla. Decarisimo venne composto in onore di Francisco Decaro, considerato da Piazzolla uno dei grandi musicisti di tango. Rappresenta come Libertango una sorta di sinonimo dell’anima del ballo, indigena quanto musicalmente cosmopolita, popolare e al tempo stesso poetica nelle sue raffinate variazioni ritmiche e armoniche.la seconda delle Stagioni in cui Piazzolla volle raffigurare e scandire (ancora nei modi del tango tradizionale) la vita e il senso della vita di Buenos Aires, l’esistenza quotidiana e lo spirito della sua gente. Il brano non ha la popolarità degli altri tre movimenti, raggiunta in particolare da Estate. Del resto, Piazzolla stesso non prediligeva di eseguirlo e registrarlo. Il brano inizia con un intenso, triste passaggio, che si sviluppa presto in un tango veloce per dissolversi in una leggera cadenza del pianoforte. La languida melodia d’apertura ritorna e di nuovo è interrotta da un andamento veloce e più incisivo. Il tema e il tono malinconici hanno poi una più lunga ripresa a completamento. La fase successiva sarà quella del Nuevo Tango, della piena maturità e originalità creative di Piazzolla.  
Decarisimo, composto nel 1961 in onore di Francisco Decaro considerato da Piazzolla uno dei grandi musicisti di tango, rappresenta come Libertango una sorta di sinonimo dell’anima del ballo, indigena quanto musicalmente cosmopolita, popolare e al tempo stesso poetica nelle sue raffinate variazioni ritmiche e armoniche.  

Angel Gregorio Villoldo (1861-1919) El Choclo
Composto nel 1905 El Choclo (la pannocchia di granturco) riporta alle origini del tango. È l’omaggio di Villoldo all'amico Josè Roncallo, soprannominato così per il colore biondo e la foggia a ciuffo dei capelli, che ricordavano appunto la barba della pannocchia. 
Come altri tanghi del periodo, nacque dal desiderio di evasione dalle condizioni di vita dei ghetti di Buenos Aires, Rosario, Montevideo. Il basso quasi ostinato di accompagnamento, indica il senso di impotenza di fronte a una condizione insuperabile, contrapponendosi alla melodia che esprime, anche beffardamente, il desiderio e la nostalgia di libertà di cui il tango è espressione musicale.
Più tardi Enrique Santos Discépolo, considerato “il filosofo del tango” (è suo l'abusato aforisma “Il tango è un pensiero triste che si balla”) gli diede un testo che, con il personaggio, descrive quella musica che mescola amore, rabbia, innocenza perduta.

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