2014_08_15 Festival Tango invita iin largo Mahler a ballare sulle note dell’Orquesta Típica Alfredo Marcucci, ospite all’Auditorium di Milano

Venerdì 15 agosto 2014_08_15, ore 20.30
Auditorium di Milano - largo Mahler
Ferragosto: con laVerdi si balla il tango in piazza 

LaVerdi quest’anno non solo non va in vacanza ma festeggerà Ferragosto in piazza con i milanesi, tutti invitati a ballare il tango. 
Venerdì 15 agosto (ore 20.30), l’Orquesta Típica Alfredo Marcucci sarà ospite all’Auditorium di Milano in largo Mahler per il quinto appuntamento di Festival Tango, rassegna dedicata alla storia del tango argentino, coordinata dal Premio Oscar Luis Bacalov per Un’estate con la musica 2014, la stagione estiva de laVerdi.
L’Orquesta Marcucci - prima e unica orchestra di tango argentino formatasi in Italia, nel nome e sotto la direzione dal bandoneónista e arrangiatore argentino Alfredo Marcucci scomparso nel 2010 - proporrà al pubblico dell’Auditorium un vero e proprio viaggio nel mondo del Tango, di cui verrà ricostruita la storia lunga oltre un secolo. Saranno così eseguiti brani celebri e non solo di 12 autori diversi, sotto la direzione del bandoneónista foggiano Gianni Iorio, che torna in veste di direttore dopo il concerto da solista del 3 agosto.
Ma le note della Marcucci, durante e dopo il concerto, risuoneranno amplificate anche in largo Mahler che si trasformerà per una sera in una milonga all’aperto, a disposizione di tutti gli appassionati del ballo: un omaggio de laVerdi ai milanesi.   
(Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, orari apertura: mar – dom, ore 14.30 – 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org, biglietti euro 15,00/12,50/9,00).

Programma
Juan de Dios Filiberto (Buenos Aires, 1885–1964) 
Quejas de bandoneón (Lamento di bandoneón) arrangiamento Juanjo Mosalini 
Uno fra i grandi compositori del tango classico, detto “Il Mozart de La Boca”, Filiberto
scrisse questo brano popolarissimo nel 1918. Nelle sue memorie ricorda di averlo composto originariamente per pianoforte solo. Fin dall’inizio prevedeva tuttavia la possibilità della strumentazione, con aggiunta di violoncello e bandoneón. Indicava inoltre, per l’assolo di bandoneón nel Trio (il terzo dei movimenti del tango), l’innovativo impiego dei bassi, ossia della mano sinistra. Il suo più grande interprete bandoneónista è stato Anibal Troilo. 

José Pasqual (Buenos Aires, 1910-1978)
Arrabal
Termine spagnolo di origine araba, “Arrabal” designa la periferia urbana delle grandi città, luogo d’elezione dove è nato e si è sviluppato il Tango. Questa parola si può rintracciare anche nei testi di poeti argentini come Celedonio Flores, Homero Manzi e Jorge Luis Borges. Composto nel 1934, Pascual arrangiò Arrabal per il sestetto di Osvaldo Pugliese, di cui faceva parte anche il bandóneonista Aníbal Troilo. Pugliese aveva scelto questo tema per iniziare tutti i suoi concerti, considerandolo una cerniera tra la vecchia guardia e il futuro del tango. Nel 1937 Pedro Laurenz rivisitò questo tango in forma di milonga. Questa versione venne poi registrata da Astor Piazzolla con il suo Octeto Buenos Aires.

Mario Demarco (Buenos Aires – 1917-1970)
Pata ancha (Zampa larga)
Di solida formazione musicale fin dall’infanzia, Demarco applicò le sue cognizioni in armonia, contrappunto e strumentazione al bandoneón. Il pubblico degli anni Quaranta non lo comprese, da un lato non essendo in grado di valutare quella evoluzione, dall’altro per la sua discontinuità come direttore d’orchestra. Ma influenzò fortemente musicisti come Alfredo Gobbi e Osvaldo Pugliese. Entrambi lo vollero nelle loro orchestre come bandoneónista e arrangiatore di alta qualità e così pure Juan Canaro e Julio De Caro, per il quale suonò fra gli altri con il giovane Alfredo Marcucci. Fare la pata ancha significa in argentino affrontare un pericolo. Ricco di potere emotivo, è uno dei brani che meglio ne mostrano la sensibilità di compositore, per la vena di Milonga che lo anima e la potenza della scrittura per bandoneón, facendone un marchio di fabbrica. Proprio Pugliese ne registrò nel 1957 una suggestiva versione.

Luis Brignolo (Buenos Aires, 1892-1954)
Chiqué
Il termine “chiqué” ha un duplice significato. Come derivato dal francese chic, indica eleganza e infatti il brano ha per sottotitolo El elegante. Ma è anche un vocabolo dello slang “lunfardo” parlato a Buenos Aires, a intendere “mentire e fingere”. Brignolo lo scelse come titolo di questo suo tango del 1920 proprio per quella ambivalenza. Voleva cioé sottolinearne, come disse, il carattere troppo sofisticato sotto l’aspetto musicale per essere ridotto a “ballabile”. Alla brano vennero in seguito aggiunti due testi, dello stesso Brignolo e di Juan Carlos Fernández Díaz, che però non fecero soppiantare la versione strumentale. 

Ángel Gregorio Villoldo (Buenos Aires, 1861-1919)
El Choclo (La pannocchia)
È fra i primissimi esempi del cosiddetto Tango-canción, terzo tipo del tango dopo quello “milonga”, scritto per grande orchestra e a carattere fortemente ritmico, e quello “romanza”, cioè romantico, a carattere lirico e perciò spesso cantato. I tango-canción venivano sempre scritti per essere cantati, esprimendo in genere le fatiche della vita nei quartieri poveri di Buenos Aires. Villoldo compose El choclo alla chitarra e lo fece ascoltare al pianista José Luis Roncallo, direttore dell’orchestra del Ristorante Americano, chiedendogli di farne un arrangiamento e di suonarlo con il suo complesso. Il brano fu presentato come Danza Creola il 3 novembre del 1903 riscuotendo un grande successo. Per questo tango furono anche scritti tre testi, uno dallo stesso Villoldo, uno di Juan Carlos Marambio Catán e il più famoso di Enrique Santos Discépolo. Tra le numerose registrazioni le più apprezzate sono quelle di Francisco Canaro e di Juan D’Arienzo con le rispettive orchestre. Quanto al titolo, considerando che i primi testi di tango erano ricchi di doppi sensi sessuali, si può immaginarne il significato sotteso.

Osvaldo Pugliese (Buenos Aires, 1905-1995)
La yumba 
Yumba è una parola onomatopeica creata dallo stesso Pugliese per definire il tipico accento ritmico della sua orchestra e in particolare il suono che derivava dalla combinazione del bandoneón con gli archi e il pianoforte. Pugliese cominciò a proporlo nelle sale nel 1943, riscuotendo subito grande successo e lo registrò per la prima volta nel 1946. Un brano nato, dunque, forse per scherzo ma che ha poi influenzato l’avanguardia del nuovo tango. La yumba fu eseguito al Teatro Colón di Buenos Aires il 26 dicembre del 1985, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Osvaldo Pugliese. Alla sua “fortuna” si aggiunse così il fatto di essere uno dei primi tanghi eseguiti in un importante teatro d’opera. Sally Porter la incluse poi nella colonna sonora del suo film Lezioni di Tango.

Pedro Laurenz (Buenos Aires, 1902-1972)
Milonga de mis amores (Milonga dei miei amori)
Scritta nel 1937, è uno più interessanti esempi di milonga urbana, vivace e ritmica, che si contrappone alla milonga campera, contadina, più lenta e malinconica. Nello stesso anno Laurenz ne registrò una versione con il cantante Héctor Farrel e successivamente, nel 1944, una versione strumentale. Interpretazioni famose ne diedero anche le Orqueste Típiche di Francisco Canaro e Juan D’Arienzo.

Osmar Maderna (Buenos Aires, 1918-1951)
Lluvia de estrellas (Pioggia di stelle)
Scritto nel 1948, è un esempio di tango-fantasia su motivi di walzer e dei notturni di Chopin, caratteristici nella produzione di Maderna. Una vera passione musicale, per la quale era infatti chiamato “lo Chopin del tango”. Dopo la sua precoce scomparsa, Lluvia de estrellas entrò nel repertorio del compositore e pianista Morton Gould.

Julio De Caro (Buenos Aires, 1899 – Mar de Plata, 1980)
Tierra querida (Terra amata)
Figlio di un professore al Conservatorio di Milano, la solida formazione musicale ricevuta fece di De Caro uno dei più insigni musicisti, compositori e direttori d’orchestra del tango classico. La sua musica e le sue interpretazioni segnarono alla metà degli anni Venti la fine degli esecutori “istintivi” e la nascita della cosiddà- tta Guardia Nueva. Uno spartiacque, riassumibile nella formula per cui, dopo di lui, chi voleva suonare tango doveva studiare musica. A De Caro si rifece il grande Osvaldo Pugliese e Piazzolla gli rese omaggio con Decarisimo. Scritta nel 1927, Tierra querida riscosso rapidamente tale successo da farne un vero e proprio standard del tango.

Osvaldo Pugliese (Buenos Aires, 1905-1995)
Recuerdo
È il tango di Pugliese più interpretato e registrato dai maggior interpreti di tutti i tempi, ritenuto infatti unanimemente tra i brani più importanti della storia del tango. Fu pubblicato nel 1924 e registrato per la prima volta nel novembre del 1926 dal Sestetto di Julio De Caro. L’orchestrazione di De Caro venne successivamente utilizzata anche da Pugliese, che formò la sua prima orchestra nel 1941 e nel 1944 registrò Recuerdo entrato ormai nel repertorio di molte orchestre porteñe. Dopo la pubblicazione Eduardo
Moreno ne compose un testo. L’aggiunta di una parte cantata sembrò superflua, sia perché non arricchiva la mirabile forma strumentale sia perché il “letrista” non fornì in questa occasione gran prova delle sue doti di poeta. Venne tuttavia incisa più volte, fra cui nel 1966 dallo stesso Pugliese con Jorge Maciel alla voce.

Gerardo Matos Rodríguez (Montevideo, 1897-1948)
La Cumparsita (Mascherata) arrangiamento Juanjo Mosalini
Il tango forse più celebre al mondo era inizialmente stato pensato come una marcetta per il carnevale (comparsa, mascherata) della Federacion de Estudiantes del Uruguay.
Da qui il suo nome Comparsita, mutato poi in La Cumparsita, cioé piccola mascherata,
gruppo di persone travestite o abbigliate in maniera bizzarra che sfilano, cantano e ballano nelle feste di Carnevale. Per quello del 1916, Matos Rodriguez chiese al direttore e pianista Roberto Firpo, che si esibiva al Caffé La Giralda, di farne un arrangiamento musicale. Il successo fu effimero e il brano cadde nel dimenticatoio finché Enrique Maroni e Pascual Contursi gli aggiunsero un testo, intitolandolo Si supieras, che fu inciso da Carlos Gardel. Da allora la sua fortuna non è più tramontata.

Rosita Melo (Montevideo, 1897 – Buenos Aires, 1981)
Desde el alma (Dall’anima)
Pianista, compositrice e poetessa, Rosita Melo scrisse questo “valzer creolo” a soli 14 anni. Il tema è l’omaggio all’amore di una madre. Il suo successo continuò ininterrotto anche fuori dell’Argentina. Il vals è una romantica espressione musicale che ci ricorda una delle matrici meticce del tango, quella europea. È uno dei temi più dolci e appassionati dell’enciclopedia sonora del tango, di cui Osvaldo Pugliese fece uno straordinario arrangiamento. Trasformata in canzone, nel 1948 fu impiegata come base della colonna sonora del popolarissimo film Pobre mi madre querida.

Astor Piazzolla (Mar del Plata, 1921 – Buenos Aires, 1992)
I sei brani in programma appartengono alla fase di passaggio di Piazzolla verso il “Nuevo Tango”, avviatosi nel 1955 con la formazione dell’Octeto Buenos Aires. Attraverso soluzioni ritmico-armoniche prima del tutto sconosciute, si affacciava un nuovo concetto di suono tanguero, e perciò di composizione, di cui Piazzolla rimane il riconosciuto inventore e capostipite.
Prepárense (Prepàrati)
"Ho avuto due grandi maestri: Alberto Ginastera e Nadia Boulanger - ricordava Piazzola -; il terzo l’ho trovato nella stanza fredda di una pensione, nel cabaret dei ’40, nei caffè con palco e orchestre, nella gente di ieri e di oggi, nel suono delle strade. Si chiama Buenos Aires e mi insegnò il tango”. Ne nacque una serie di pezzi di straordinaria ispirazione, registrati per l’etichetta Julio Korn e che conobbero un grande successo anche in Francia. Fra questi Prepárense, che fu subito uno dei più popolari.
S.V.P. (S’il vous plait, Per cortesia)
Nel 1950 Piazzolla scioglie la sua prima orchestra. L’incomprensione del pubblico per le sue sperimentazioni sul tango gli fa decidere di abbandonare il bandoneón per dedicarsi interamente allo studio della musica (fra gli altri Bartok e Stravinsky), della direzione d'orchestra con Herman Scherchen e alla composizione. Nel 1954 una borsa di studio gli consente di trascorrere un anno a Parigi come allievo di composizione della celebre musicista Nadia Boulanger. Durante quel periodo scrisse S.V.P., uno dei suoi primi tanghi, improntato da un forte senso malinconico.
Triunfal
Affascinante fusione di tango e linguaggio classico, Triunfal riveste un significato particolaren ella storia di Piazzolla. Sarà infatti il brano per cui Nadia Boulanger, sua insegnante a Parigi nel 1954, lo “riconoscerà” quale compositore. Fracanapa Il titolo riprende il nome di una maschera veneta ai tempi della Serenissima. Secondo un’altra versione nasconderebbe una sciarada su Francisco Canaro, il tanguero classico che detestava Piazzolla: "FRAncisco CANAro PAsé" (F. C. è sorpassato, cioè finito). Il brano, che richiama la vecchia tradizione del tango dal punto di vista ritmico, è infatti una dichiarazione di rottura, una umiliazione beffarda di Canaro.
Fracanapa
Il titolo riprende il nome di una maschera veneta ai tempi della Serenissima. Secondo un’altra versione nasconderebbe una sciarada su Francisco Canaro, il tanguero classico che detestava Piazzolla: "FRAncisco CANAro PAsé" (F. C. è sorpassato, cioè finito). Il brano, che richiama la vecchia tradizione del tango dal punto di vista ritmico, è infatti una dichiarazione di rottura, una umiliazione beffarda di Canaro.
Adiós Nonino 
Nonino era chiamato il padre di Piazzolla e il brano fu scritto nel 1959 a New York in sua memoria. Nel 1980 Piazzolla dichiarò che “fu in quel momento, forse attorniato da angeli, che potei scrivere il tema più bello che abbia scritto nella mia vita”. Inizia con una lunga cadenza pianistica che sfocia nella melodia principale, poi sottoposta a variazioni ritmiche e armoniche fino all'intensissimo "solo" del bandoneón con cui si conclude.
Lo que vendrá (Ciò che verrà)
Scritto nel 1957, fa parte con altri cinque brani (fra cui Tango en Hi-Fi) di uno dei dischi
storici di Piazzolla con l’Octeto Buenos Aires, Tango progresivo.
Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi  www.laverdi.org

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