2017_05_22 I fatti della Uno Bianca al Teatro Libero

Teatro Libero di Milano  via Savona, 10 – 20144 Milano | www.teatrolibero.it
22 maggio – 28 maggio 2017 | Compagnia Ospite
LE BUONE MANIERE
I fatti della Uno Bianca
di Michele Di Vito
regia Michele Di Giacomo
con Michele Di Giacomo
consulenza drammaturgica Magdalena Barile
scene e costumi Roberta Cocchi e Riccardo Canali
suono Fulvio Vanacore
produzione Alchemico Tre
Date e orari:
da lunedì 22 a sabato 27 maggio ore 21.00, domenica 28 maggio ore 16
biglietti: intero16 euro, ridotto 12 euro
Info biglietteria:
acquisto online: https://www.teatrolibero.it/buone-maniere
telefono: 02.8323126, www.teatrolibero.it
CRONACA ITALIANA: LA VICENDA DELLA BANDA DELLA UNO BIANCA RIVIVE  IN SCENA ATTRAVERSO LA STORIA DI UNO DEI SUOI PROTAGONISTI

A distanza di 30 anni dal primo colpo della Banda della Uno Bianca al casello autostradale di Pesaro, risalente al 19 giugno 1987, il romagnolo Michele di Giacomo, affidandosi al testo di Michele Di Vito e alla consulenza drammaturgica di Magdalena Barile, ne ripercorre le tappe attraverso uno solo dei protagonisti: Fabio Savi. Assassino tra i più feroci della storia italiana, per anni, con i fratelli Alberto e Roberto, entrambi poliziotti, mise a segno decine di rapine, uccise 24 persone e ne ferì un centinaio, incarnando fino all’arresto un incubo per chiunque vivesse in Emilia-Romagna.

In un serrato e rarefatto monologo Di Giacomo tenta di indagare nell’animo umano per far luce sull’istinto animale che ci porta a compiere azioni scellerate, ripercorrendo la storia dell’assassino nella sua cella da ergastolano. Come un animale in gabbia,  Savi è obbligato a fare i conti con il suo passato e combatte con la sua coscienza con grette giustificazioni in un flusso di pensieri che ne mettono in luce la personalità. È il ritratto di un uomo comune, senza alcuna caratteristica da eroe, che si è macchiato di tanti orribili delitti per un’avidità di denaro che ne ha cancellato qualunque scrupolo morale.

In scena reale e irreale si mescolano, il presente e il ricordo si alternano senza percepirne i contorni: emerge la figura di un uomo senza alcun ideale, nessuna organizzazione criminale a proteggerlo, nessun legame con la falange armata, la camorra, i servizi deviati, animato solo da scopi di lucro, razzismo e un rambismo arrogante. Perché nessuno scenario misterioso sembra nascondersi dietro questa vicenda: solo la banalità del male, una normalità che è più sconcertante di tutte le atrocità messe insieme e che sembra spaventosamente riaffiorare oggi nella nostra società in personaggi senza scrupoli ammalati di denaro, fama o delirio di onnipotenza ad ogni costo.
Note di regia
“Non è facile parlare dei fatti della Uno Bianca. Non è facile perché le vittime sono state tante, tanto il dolore e la paura. Quando si nomina la Uno Bianca, cala ancora un assordante silenzio, nelle mie terre: in Romagna.
A distanza di 20 anni ho voluto rompere questo silenzio, perché le nuove generazioni sanno poco di questa tragica storia del nostro paese. Una storia che ha radici in qualcosa di pericoloso: il razzismo, la rivalsa, l’ignoranza; una storia che può dunque far riflettere.
Io da romagnolo ho solo ricordi da bambino, ricordo mia zia che quando parcheggiava la sua Fiat veniva accostata dalla polizia, ricordo che mi stringeva la mano e che un’aria strana, tesa riempiva l’abitacolo. “Le Buone Maniere” vuole ricordare e raccontare, nell’unico modo in cui siamo in grado di fare: facendo teatro.
Lo spazio concreto e claustrofobico della cella, disegnata da un letto in metallo, una scrivania, un armadietto ed una piccola televisione, si sgretola lentamente, lasciando spazio al luogo della mente. Ci si ritrova così nella campagna di Rimini o nel Bar di Torriana a bestemmiare contro neri e zingari; e così via risalendo un cammino macchiato da sette anni di rapine e delitti.
Alla fine di questo viaggio non resta che un ammasso di macerie, una discarica di ricordi fatta di rabbia, riscatto e violenza. E soprattutto loro le vittime, sulle quali non si può fare altro che restare in silenzio. Forse meglio contare le stelle, come fa il nostro protagonista per cercare di addormentarsi ogni notte nella sua cella:....una stella, due stelle, tre stelle….” 
Michele Di Giacomo

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